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È chiuso il locale Don Panino di Vienna, ma non sono chiuse le polemiche che ha suscitato sui social, sulla stampa e nell’opinione pubblica, una indignazione partita dal basso e diffusasi a macchia di olio.
L’uso dell’immagine della mafia per vendere cibo italiano non ha solo offeso gli italiani a Vienna e gli italiani in Patria, ma ha anche creato vergogna, dato che dietro Don Panino ci sono proprio degli italiani.
Come dire: ci lamentiamo dell’associazione concettuale “Italia uguale pizza e mandolino, mangia spaghetti e mafia” che con fatica si cerca di scardinare e poi a rinverdirlo sono proprio dei connazionali.
Il caso, come detto, ha fatto un gran polverone, e rimanendo nella metafora, ora che la polvere s’è depositata, non è il caso di spazzarla via subito sotto il tappeto, ma piuttosto è il caso di riflettere.
Don Panino, rammentiamo, usava pubblicizzarsi con immagini quali il picciotto siculo che spara al pagliaccio di Mc Donald’s, e usava mettere ai suoi prodotti nomi quali Falcone e Peppino, ricordando l’ex magistrato e l`attivista di Cinisi massacrato da Cosa Nostra nel 1978.
Non si può giocare con l’immagine della mafia, non si possono scomodare nomi degni di memoria e rispetto, non si può, da italiani, fare ironia bassa per vendere un panino, cavalcando una pessima onda, quella del luogo comune, il peggiore.
Dunque, sebbene il locale sia chiuso, è giusto parlarne ancora ed è giusto che la vicenda ``volgare e blasfema`` (usando le parole dalla sorella del magistrato, Maria Falcone) sia passata dalle petizioni on line e dalla messa alla gogna mediatica dei social agli affari della Farnesina.
Il ministero degli Esteri, attraverso l`incaricato dell`ambasciata italiana a Vienna, ha definito ``inaccettabile`` e ``offensivo`` l`utilizzo in maniera distorta di nomi di persone che si sono distinte nella lotta a cosa nostra.
Altri casi di dissenso si sono registrati nella comunità italiana di Vienna: Paolo Federico, portavoce, ha promosso una petizione: ``Ormai il locale sembra vuoto e dei proprietari non vi e` traccia, ma l`uso della mafia è consentito anche in altri posti di Vienna, come le pizzerie `Mafiosi`, `Camorra` o `Al Capone``. Il locale `Don Panino`, che strizzava l`occhio allo stereotipo della mafia con coppola e lupara anche nei cartelloni pubblicitari, era già chiuso prima della petizione, ma il menù è ancora presente su tutti i siti di consegna a domicilio di Vienna lieferservice.at, willessen.at, mjam.at. Probabilmente dopo questo scandalo non riapriranno comunque. E soprattutto, altri imprenditori italiani o austriaci a cui dovessero venire idee `geniali` del genere, ci penseranno due volte. L`obiettivo - conclude - è proprio impedire o scoraggiare l`uso della mafia come brand pubblicitario o marchio commerciale".
E noi di Pizza&core, pensiamo, riflettendo sulla vicenda che ha molteplici sfumature, a tutto il marketing buono fatto da tanti pizzaioli e ristoratori che si sono fatti rispettare nel mondo, portando valori positivi e buoni esempi, dovendo anche superare le difficoltà di una cattiva immagine dell’Italia all’estero. Negli anni, proprio la cucina, ha sanato molto il giudizio nei confronti della nostra nazione.
A questi professionisti, va il nostro pensiero, sottolineando che per una coppia di imprenditori del food di pessima stoffa, ce ne sono migliaia di valore.
14/06/2013
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